Le coscienze incarnate in un determinato periodo, che l’uomo chiama “storico”, creano gli eventi che queste “coscienze”, questi “sentire”, “devono” vivere. Per la legge divina ogni evento della vita collettiva e individuale è dettato dalle esigenze evolutive di chi lo vive.
Per come la valutano i posteri, la storia è perciò un’illusione.
Gli eventi passati non possono essere utili all’umanità successiva, perché questa ha bisogno di “altri” eventi, che soddisfino le “sue” esigenze evolutive.
Chi studia, ad esempio, la storia medioevale narrata in questo libro, la può conoscere solo con la “mente” e non con la “coscienza”. La "sua coscienza” infatti non ha più bisogno della "vita medioevale", poiché si è incarnata in un periodo storico successivo, che già contiene le esperienze di tutti i periodi precedenti.
Noi non ci reincarniamo mai nei periodi storici in cui abbiamo già vissuto, perché il tragitto evolutivo delle nostre vite, come spiega il Cerchio Firenze 77, segue sempre la “freccia della storia”.
Per i posteri quindi la storia non può essere una “maestra di vita”, perché ogni umanità è — insieme — la creatrice e l’alunna della vita che vive, e solo di quella, che nella perfezione del Tutto è la migliore per lei.
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