Il libro della mia vita, straordinaria autobiografia scritta alle soglie della morte, apre la voluminosa opera omnia di Girolamo Cardano (1501-1576) e ne rappresenta - come lui dice - l'umbilicus.
È un libro folletto, che non entra nelle caselle tradizionali. Illustra il continuo corpo-anima dell'autore in modo straordinariamente terrestre e confidenziale, ora rozzo ora fine, ingenuo e scanzonato, pedante e folgorante, spaccone e depresso. Oggi Cardano non è certo dimenticato dagli studiosi; ma la sua notorietà è infima, se la paragoniamo a quella, poniamo, di Leonardo da Vinci, che apparteneva alla generazione precedente.. Ai suoi tempi qualcuno lo chiamò uomo delle invenzioni. Oggi le nostre auto impiegano il giunto cardanico nella trasmissione, e i veicoli spaziali le sospensioni cardaniche degli strumenti; i ragazzini giocano ancora con gli anelli cardanici (magari li chiamano cinesi) o giocano alle spie cifrando messaggi segreti con la griglia cardanica, reperto antiquato della crittografia. Cardano è un matematico che può ancora intingere i numeri di metafisica o superstizione; però nella speculazione algebrica è «più avanti di tutti suoi contemporanei».È un medico che utilizza tra i farmaci le perle ridotte in polvere (e occasionalmente persino uno scongiuro alla Madonna); ma per esempio pare che guarisse dall'asma un arcivescovo scozzese, prescrivendogli di non dormire più nel letto di piume; o scrive libri di ricette dietetiche per malattie specifiche, e considera il cuoco un ausiliario del medico. «I miei successi vennero più dall'intuizione che dalla cultura... ci misi tutto il senno e la riflessione di cui ero capace, ma sono pochi i casi in cui mi posso vantare che fossero sufficienti». È un astrologo che ama vaticinare in base a buone informazioni su fatti, gente, protagonisti e storia, indagati sensatamente. Certo è un po' stregone. Ma il lampo di luce nella mente - che lui stesso si ac...
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